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04 luglio, 2014

Liberiamo il campo Patriarca Elia dai cubetti di porfido

Propongo questo post del Prof. Ruggero Marocco perchè, oltre a condividerlo, per combinazione ho ricevuto due fotografie d' epoca (1920) che testimoniano la veridicità storica di quanto propone.
La prima foto mostra "Simisterio vecio" nella sua realtà nel 1902 la seconda il viale d' alberi su prato del 1920.
Pescare soluzioni nel passato non sempre vuol dire fare un passo indietro.
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Riprendendo un vecchio discorso, mai assopito nella mia mente, vorrei qui suggerire all’Amministrazione locale di eseguire una importante, anche se piccola, inversione di tendenza rispetto alla spinta cementificazione del nostro territorio e del castrum in particolare, venutasi a determinare in questi ultimi anni. 

La proposta è di liberare il campo Patriarca Elia dai cubetti di porfido e di designare l’intera area a prato come ad esempio è stato fatto nell’area a Sud della basilica di Aquileia e come era un tempo. 
Le motivazioni di questa mia proposta sono molteplici e vanno dalla soppressione delle aree sconnesse tutto intorno ai pini (la regola empirica “tanta chioma, tanta terra” qui e in altre parti di Grado non ha dimora), il non abbattimento degli alberi come più volte fatto in casi del genere, l’eccessivo utilizzo di pietre tra l’altro non usuali per la nostra isola (fatta di sabbia, scusse, calcari d’Istria e masegno) e non da porfidi alto-atesini, la creazione di una area di rispetto attorno alle basiliche paleocristiane e, per ultimo, ma non ultimo, la liberazione dalla copertura litoide del campo dove un tempo venivano sepolti i nostri avi. 
Mi sembra che queste motivazioni siano più che sufficienti per almeno porre in dubbio l’attuale assetto dell’area e per ipotizzare una soluzione alternativa e (a mio avviso) migliorativa per valorizzare in senso naturalistico- architettonico una importante parte del cinto fortificato. 
Se poi il dubbio attecchisce nelle menti dei nostri amministratori, allora si potrebbe prolungare questa operazione anche alla piazza B. Marin, trasformata in petraia da una discussa operazione architettonica avversata da molti concittadini e che mostra, a pochi anni dalla sua realizzazione, evidenti segni di degrado.
 E si potrebbe continuare, poi, in Largo s. Grisogono… 
Scrivo questo perché sono stato educato al rispetto quasi sacrale del verde e del patrimonio naturale e architettonico gradese e mi rattrista molto vedere come oggi si è trasformato l’antica isola e, soprattutto il castrum.
Ruggero Marocco

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